In Italia non è più ormai solo la primavera la stagione dei pollini, quella che da marzo a settembre provoca tanti fastidi a milioni di persone allergiche. Per effetto dei mutamenti del clima, la stagione di fioritura e pollinazione di molte delle specie erbacee invise agli allergici tende sempre più ad allungarsi. Le variazioni climatiche hanno infatti una influenza importante sul ciclo di vita delle piante causandone molte variazioni, tra queste anche l’allungamento dei tempi di fioritura e l’aumento della produzione di polline. Negli ultimi anni infatti il periodo allergico si è spesso protratto ben oltre i confini della stagione primaverile arrivando ad estendersi da gennaio ad ottobre. Gli effetti del clima che cambia Cambia il clima e cambiano anche i pollini e le allergie. Numerosi studi condotti a livello internazionale confermano una molteplicità di impatti che il cambiamento climatico sta avendo e potrà avere sulla stagione delle allergie e sulla popolazione allergica in generale, tra cui: un’estensione delle stagioni polliniche grazie ad inverni più miti che possono favorire fioriture anticipate delle specie a fioritura invernale/primaverile, e prolungamento della stagione di fioritura delle specie a fioritura autunnale; un incremento delle concentrazioni di pollini di alcune specie in relazione ad una varietà di fattori quali l’aumento dell'anidride carbonica atmosferica, cambi di uso del suolo, condizioni termiche e pluviometriche più favorevoli; una maggiore possibilità di entrare in contatto con nuovi pollini allergenici collegati all’arrivo di piante esotiche e invasive (il caso dell’Ambrosia ad esempio); una crescita delle allergie, anche per l’evidenza che i pollini in ambienti inquinati risultano avere una maggior concentrazione di componenti allergeniche. Recenti studi sulla Toscana Un recente studio pubblicato sulla rivista internazionale “Aerobiologia”, cui ha preso parte anche il Consorzio LaMMA, conferma il ruolo che il clima esercita sulla fenologia delle specie erbacee e sula variabilità della pollinazione, soprattutto in caso di eventi estremi. Più in generale, lo studio mostra come anche in Toscana stagioni primaverili caratterizzate da temperature più miti inducano a fioriture precoci e ad un conseguente maggior rilascio in aria di pollini di Urticacee e Graminacee (Urticaceae e Poaceae), con variazioni sensibili in base alle diverse zone geografiche. In alcuni casi, tuttavia, condizioni meteo particolarmente estreme possono portare ad effetti addirittura opposti: nel caso dell’estate 2003, eccezionalmente secca e calda, le elevate temperature e le scarse precipitazioni portarono ad un indebolimento della fioritura durante l’autunno e ad una conseguente minor concentrazione di pollini in aria per alcune specie, in particolare per quelle la cui fioritura risulta fortemente influenzata dalla disponibilità idrica. Ulteriori studi per valutare meglio gli effetti delle ondate di calore sulla produzione di pollini saranno comunque necessari, in vista anche di migliorare le previsioni aerobiologiche in caso di condizioni meteorologiche estreme. L'articolo pubblicato: Impact of 2003 heat waves on aerobiological indices of allergenic herbaceous family pollen season in Tuscany (Italy), in Aerobiologia, (2013), F. Natali, L. Cecchi, T. Torrigiani Malaspina, F. Barbano, S. Orlandini Sull'argomento vedi anche: Indici climatici e picco delle allergie: uno studio individua una correlazione