Marine Litter
Marine Litter
plastic busters

Plastic busters

Il monitoraggio della plastica in mare, una delle principali pressioni antropiche sull’ambiente, è un’attività complessa e dispendiosa, che richiede un grande impegno in termini di capacità di realizzare campagne di misura in mare aperto, e successive analisi di laboratorio. 

Da alcuni anni il Consorzio LaMMA si è legato ai partner della rete Plastic Busters, un’iniziativa guidata dall’Università di Siena con l’obiettivo di valutare le dimensioni del problema, studiare le sorgenti e le cause di questa forma di inquinamento, identificare le aree di accumulo e le interazioni di queste con gli ecosistemi marini, e quindi poter offrire soluzioni per la mitigazione e la riduzione dell’impatto dell’inquinamento da plastiche nel Mar Mediterraneo. Recentemente questa iniziativa si è concretizzata nel progetto Plastic Busters MPAs che pone  maggiore attenzione alle aree protette del Mediterraneo tra le quali spicca il Santuario Pelagos.

 

 

Un bollettino a supporto delle attività di monitoraggio delle microplastiche 

All’interno di queste iniziative il Consorzio LaMMA si occupa di identificare le aree di potenziale accumulo delle plastiche, e in particolare delle microplastiche di superficie nel Mediterraneo Nord-Occidentale, ovvero delle aree in cui, per effetto della circolazione marina si possono trovare, con maggiore probabilità, alte concentrazioni di plastiche e microplastiche. Per ottimizzare le attività di monitoraggio del Marine Litter il LaMMA ha realizzato un bollettino sulle traiettorie di dispersione dei detriti marini di superficie (costituiti per oltre il 90% da plastiche). Il bollettino,  a servizio di chi svolge attività di campionamento in mare, descrive sinteticamente la potenziale distribuzione di microplastiche di superficie nell’area marina del Santuario Pelagos. 

Basandosi sulle traiettorie di dispersione elaborate  del LaMMA, gli enti coinvolti nelle attività di monitoraggio, come Università, ISPRA, IFREMER e altri enti internazionali di ricerca, stanno programmando e svolgendo attività di campionamento per identificare le reali dimensioni del problema.

Un problema di cui la Regione Toscana è consapevole da tempo e che da tempo sta studiando tramite il contributo dell'Agenzia regionale per l'ambiente, ARPAT, che già realizza un monitoraggio dei rifiuti in mare per la Marine Strategy, sulla base di tre diverse tipologie di rifiuti: rifiuti spiaggiati, rifiuti sul fondo marino e microplastiche.