Il report meteo-climatico dell’inverno 2024-2025, redatto dal Consorzio LaMMA e dal CNR-IBE, fotografa una stagione invernale particolarmente mite sulla Toscana, confermando il trend di riscaldamento in atto ormai da diversi decenni. La temperatura media del trimestre dicembre-febbraio è risultata superiore alla norma di +1.5°C, rendendo questo inverno il settimo più caldo in Toscana dal 1955. A livello nazionale, l’Istituto CNR-ISAC lo classifica come il sesto inverno più caldo dal 1800. Temperature e fenomeni estremi Le temperature invernali hanno mostrato un netto aumento rispetto alla media climatica. Particolarmente significativo il mese di gennaio, che ha fatto registrare le temperature più alte mai rilevate in pianura in questo periodo. L’inverno è stato inoltre caratterizzato dall’assenza di ondate di freddo, nemmeno di breve durata, e da una netta riduzione dei giorni molto freddi: solo 4, a fronte dei 19 che mediamente si registravano in passato. Nonostante questo aumento termico, le gelate invernali in pianura non sono scomparse del tutto: se ne contano 16 nel trimestre, un numero inferiore alla media ma che evidenzia come le inversioni termiche continuino a esercitare un ruolo importante, soprattutto nei fondovalle. Piogge abbondanti, ma concentrate L’inverno è stato più piovoso del normale, con un surplus medio del +27% sulla Toscana: L’inverno 2024-25 è stato anche più piovoso del normale. In Toscana è caduto in media il 27% di pioggia in più rispetto al trentennio di riferimento 1991-2020. Il surplus ha interessato soprattutto le province del nord-ovest (Massa-Carrara, Lucca, Pistoia), ma anche il centro e il grossetano. Il mese di febbraio ha segnato un +75% rispetto alla norma, mentre dicembre è stato più secco della media (-22%). Un dato ormai non nuovo riguarda la distribuzione temporale delle piogge: sebbene i giorni di pioggia non siano stati particolarmente numerosi, gli eventi sono stati più intensi rispetto alla media, confermando la tendenza a precipitazioni concentrate e più abbondanti in singoli episodi. Montagna e neve Anche le zone montane risentono del riscaldamento: all’Abetone, l’anomalia termica dell’inverno è stata di +1.3°C, collocando la stagione al nono posto tra le più calde dal 1955. La neve è caduta principalmente oltre i 1200-1400 metri, con un accumulo totale di circa 150 cm, inferiore ai 210 cm considerati normali. Inoltre, il numero di giorni senza disgelo (ossia con temperature massime inferiori a 0°C) si è dimezzato rispetto agli anni ’60. Le cause globali: teleconnessioni e mari più caldi L’analisi climatica attribuisce le anomalie osservate a diversi fattori su scala globale. Tra questi spiccano un Vortice Polare Stratosferico molto forte, che tuttavia ha avuto scarsa influenza sulla circolazione atmosferica al suolo, e la presenza di anticicloni di blocco persistenti sull’Europa. Inoltre, le temperature superficiali elevate dell’Atlantico e del Mediterraneo hanno probabilmente amplificato gli effetti termici e favorito precipitazioni abbondanti nella seconda parte della stagione. L’evento di La Niña registrato nel Pacifico è stato debole e ha avuto impatti trascurabili sul clima europeo. SCARICA Il report completo è disponibile in pdf sul sito Zenodo