Siamo stati a bordo del "Poseidon", battello oceanografico di ARPAT, per lanciare in mare il primo dei tre profilatori autonomi lagrangiani previsti nell’ambito del progetto DRIVE-floats, gestito dal CNR-Ibimet. Il progetto fa parte del programma ARGO-Italy, coordinato da OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale), che rappresenta la componente italiana di un programma di monitoraggio globale degli oceani, basato sull’utilizzo di tecnologie allo stato dell’arte, quali drifters, floats, veicoli autonomi e misure realizzate da navi di opportunità. Per quanto riguarda il LaMMA, si tratta di un’attività in continuità con le precedenti campagne di misura (e, in particolare, dell’esperimento MILONGA) realizzate nel 2011 nell’ambito di MOMAR, in cui era già stato sperimentato l’utilizzo di metodologie lagrangiane per il monitoraggio delle correnti marine, della temperatura del mare (boe derivanti o drifters) e delle caratteristiche delle masse d’acqua (floats). Come funziona un "float" Il float è una sonda robotica che si muove trasportata dalle correnti marine e si immerge periodicamente in acqua, realizzando profili di temperatura e salinità fino a 2000 m di profondità. Il ciclo tipico di un float prevede una prima immersione fino ad una profondità di parcheggio, tipicamente di 350 m, in cui lo strumento staziona per la maggior parte del tempo, per poi realizzare il profilo su tutta la colonna d’acqua, riemergendo in superficie per trasmettere i dati relativi alla propria posizione e i dati di temperatura e salinità registrati nel frattempo. La durata dell’intero ciclo è di solito impostata a 5-10 giorni. I float utilizzati nel progetto, in particolare, hanno un sistema di comunicazione satellitare bi-direzionale (Iridium), per poter modificare a distanza i parametri di missione. Il ruolo del LaMMA e le misure nel Tirreno Il progetto DRIVE-floats, gestito dal CNR-Ibimet e realizzato in collaborazione con il LaMMA, prevede l’ottimizzazione di alcuni parametri di guida del float, quali la frequenza di realizzazione dei profili e la profondità di parcheggio. L’area investigata riguarda tutto il Tirreno, che è uno dei bacini meno campionati del Mar Mediterraneo, e dove avvengono importanti processi a livello oceanografico con notevoli risvolti nel regime climatico dell’area mediterranea. La procedura di ottimizzazione è piuttosto complessa, e prevede l’utilizzo di metodologie di assimilazione dei dati all’interno del modello idrodinamico di previsione delle correnti marine in uso presso il LaMMA (ROMS), che è stato di recente esteso a tutto il Mar Tirreno. Altre informazioni sulle campagne oceanografiche del LaMMA: La campagna MELBA Il lancio della campagna MIlonga Studenti partecipano alla missione MIlonga L’Arcipelago Toscano protagonista della ricerca oceanografica di livello internazionale Le boe "alla deriva" che aiutano a studiare il mare