I boschi toscani assorbono, in media, quasi 10 Mt CO2 l’anno, ma la variabilità fra un anno e l’altro è decisamente elevata e dipende, fra i tanti fattori, soprattutto dall’andamento meteorologico intra ed inter-annuale. La possibilità di monitorare quasi in tempo reale l’andamento degli scambi gassosi tra vegetazione ed atmosfera di un’intera regione con un dettaglio elevato ha un’importanza rilevante in quanto permette di avere un quadro generale dello stato delle foreste e di individuare quali tipologie possono essere più vulnerabili alle variazioni climatiche e quali, invece, sono più “resilienti”. Ci sono state, infatti, annate in cui la vegetazione ha ridotto notevolmente la sua capacità di sequestro (si veda il picco negativo nel 2003, con solo 7.2 Mt CO2) e anni in cui, invece, i valori sono stati considerevolmente alti, come quello appena trascorso, secondo solo al 2010 (13.8 Mt CO2). Il bilancio del 2011 Nel particolarissimo anno appena trascorso la quantità di CO2 sequestrata è stata 11.8 MtCO2, vale a dire il 39% in più della media del periodo 1996-2011. A favorire tale incremento di sequestro hanno contribuito l’annata particolarmente calda e lunga, con temperature superiori alla media protrattesi fino quasi a fine anno (+0.8°C di temperatura massima e +0.4°C rispetto all’anno medio ’96-’08) che hanno influito sulla lunghezza del periodo vegetativo, e le abbondanti piogge del 2010 (+53% rispetto alla media del periodo ’96-’10) che hanno costituito una riserva fondamentale. Mappa di NEE totale del 2011 (espressa in gC m–2) Differenze tra gli ecosistemi? A livello di risposta alle variazioni climatiche delle varie tipologie forestali si possono distinguere due grandi macro-gruppi all’interno dei quali il comportamento degli ecosistemi è più o meno omogeneo. Nel primo gruppo sono incluse le leccete, i boschi di sclerofille e quelli di latifoglie termofile; le pinete del piano basale e le conifere al di sotto degli 800m. Tali foreste sono caratterizzate da una variabilità inter ed intra-annuale non molto marcata (linee blu e arancione del grafico 4), fatta eccezione per le estati, dove il fattore limitante acqua incide più marcatamente nel caso di stagioni particolarmente secche. Andamento annuale della NEE per le 6 principali classi forestali toscane. Nel secondo gruppo sono ascritti i boschi di querce caducifoglie, gli ostrieti e i boschi di latifoglie meso-igrofile (linea fucsia); i castagneti e i boschi di latifoglie mesofile e sciafile (linea verde); le faggete (linea celeste); le abetine e i boschi di conifere sopra gli 800m (linea azzurra). Tali tipologie sono più soggette alla variabilità climatica ed in particolare i boschi del raggruppamento indicato dalla linea fucsia dei due grafici 5 e 6, relativi alle stagioni primaverile ed autunnale, reagiscono in modo più forte alla diversa disponibilità idrica e addirittura in maniera opposta alle altre tipologie nell’autunno 2011, per effetto del lungo periodo siccitoso. Le differenze di comportamento fra i due gruppi sono di tipo “adattativo”, cioè legate al fatto che nel primo gruppo rientrano tutte quelle specie di tipo Mediterraneo che, col passare del tempo, si sono adattate a vivere in condizioni estreme e con ridotta disponibilità di risorse naturali (acqua in primis) cercando di ridurre al minimo la reazione agli stress ambientali e sfruttando al massimo quel poco di cui dispongono, mentre al secondo gruppo appartengono quegli ecosistemi che vivono in ambienti più favorevoli, con una maggiore disponibilità di acqua e temperature più miti che, però, proprio in virtù di questo, sono i più esposti ad eventi estremi intensi o prolungati, perché meno “resilienti”, ovvero meno capaci di ritornare alle condizioni di equilibrio a seguito di uno stress esterno. Possibili effetti della siccità 2011 E' molto improbabile che le foreste nel 2012 manterranno i livelli di assorbimento del 2011, anno nel quale hanno beneficiato delle condizioni meteorologiche dell'anno precedente, il 2010, registrando assorbimenti superiori alla media. Vista la forte siccità estesa a tutto il territorio toscano che ha attraversato il 2011 e si è poi affacciata al nuovo anno, molto probabilmente le conseguenze negative della contrazione del regime pluviometrico (-33% di piogge in media su tutto il territorio, con picchi del -45% a Livorno) sulle foreste si potranno vedere nei mesi avvenire, quando ci sarà la ripresa vegetativa, il bisogno di attingere alla risorsa idrica sarà alto e le nevicate del mese di Febbraio non saranno state sufficienti a colmare il forte deficit. Indice SPI (Standardized Precipitation Index) a 12 mesi dei 2 capoluoghi toscani Arezzo e Pistoia. Vedi anche l'archivio dei Bollettini trimestrali degli assorbimenti forestali.