COP 28: il bicchiere mezzo pieno c'è
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COP 28: il bicchiere mezzo pieno c'è Consorzio

Si è conclusa da qualche giorno la 28° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), la conferenza internazionale in cui i paesi del mondo discutono di come affrontare l'emergenza climatica. E' il ventottesimo anno che si tiene, a partire dalla prima svoltasi a Berlino nel 1995, e sebbene sia tutt'oggi poco considerata dovrebbe invece essere valutata come una conferenza fondamentale per gli scenari globali dato che è qui che i paesi del mondo decidono quale sarà il futuro della civiltà umana. Una sfida enorme e quanto mai urgente. Sebbene non siano mancati forti contraddizioni e aspri contrasti, la COP 28 ha sicuramente raggiunto alcuni risultati storici a partire dal fatto che per la prima volta nel testo finale di una conferenza sul clima delle Nazioni Unite si fa esplicito riferimento ai combustibili fossili e alla necessità di “spostarsi” verso altre forme di produzione energetica.

 

la partenza è stata difficile ma dopo due settimane di negoziati i passi avanti ci sono

 

Il summit, svoltosi tra il 30 novembre al 13 dicembre, non era partito con i migliori auspici e non sono mancati momenti di forte criticità: si è svolto infatti in un paese, gli Emirati Arabi Uniti, che basa il proprio benessere e il proprio sviluppo in larghissima parte sui combustibili fossili. La COP è stata presieduta da Sultan al-Jaber, ministro dell’industria ma anche direttore di Adnoc, l’ente petrolifero nazionale degli Emirati e ha visto l’assenza annunciata dei due massimi rappresentanti dei due Paesi più inquinanti, ovvero dei presidenti di Cina e Stati Uniti.

Accordi storici: Global StockTake e Loss&Damage

Nonostante queste premesse, dopo due settimane di negoziati spesso conflittuali, il summit si è concluso con il raggiungimento di alcuni risultati che non possono non essere considerati storici: tra tutti l’approvazione all’unanimità del Global StockTake, ovvero un accordo che mette per la prima volta nero su bianco l'abbandono dei combustibili fossili, e la creazione di un fondo per le perdite e i danni (Loss & Damage) per i Paesi in via di sviluppo colpiti dai cambiamenti climatici.

Se all’approvazione del Loss & Damage si è arrivati già al primo giorno del Summit (non era mai accaduto durante una COP che già al primo giorno si prendesse una decisione tanto importante), il percorso per l’approvazione del testo del Global StockTake è risultata estremamente difficoltoso e caratterizzato da estenuanti trattative e numerose rielaborazioni delle bozze, tanto che nel corso dell’ultimo giorno della conferenza è stato necessario protrarre i lavori fino a notte fonda e concludere il summit il giorno successivo a quello previsto. Con questo accordo come detto tutti i 198 membri della COP si impegnano ad effettuare finalmente una “transizione fuori” dai combustibili fossili e vengono definite le linee guida per il raggiungimento dell’obbiettivo delle emissioni zero entro il 2050.

 

per la prima volta si è messo nero su bianco l'abbandono dei combustibili fossili

 

Le linee guida sono quelle che erano già state definite dagli Accordi di Parigi del 2015 e che si articolano in 8 fasi:

  1. triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030
  2. accelerare gli sforzi verso eliminazione totale del carbone
  3. accelerare gli sforzi verso sistemi energetici a zero emissioni entro il 2050
  4. abbandonare combustibili fossili col fine di arrivare a emissioni zero entro il 2050
  5. accellerare tecnologie a zero emissioni (nucleare e stoccaggio carbonio) e produzione idrogeno a basse emissioni di carbonio
  6. abbattere emissioni degli altri gas serra (anche il metano) entro il 2030
  7. accelerare riduzione emissioni dovute al trasporto stradale
  8. eliminare i sussidi inefficienti ai combustibili fossili. 


cop28 dubai

 

Parole che contano: il dibattito su PHASE OUT o TRANSITIONIG AWAY

Il raggiungimento di tale accordo rappresenta sicuramente un passo storico e uno dei più importanti risultati ottenuti in una COP. Per la prima volta tutti i 198 firmatari si impegnano ad abbandonare l’utilizzo dei combustibili fossili e vengono definite le linee guida per il raggiungimento degli obbiettivi fissati dagli Accordi di Parigi.

Come tutte le risoluzioni che necessitano l’unanimità naturalmente è risultata il frutto di un compromesso e non tutte le parti si possono dire pienamente soddisfatte; il punto chiave del dibattito è ruotato intorno ai concetti di Phase Out e di Transitioning Away, in riferimento al tipo di strategia da intraprendere per arrivare all’obiettivo di emissioni zero entro il 2050. Con il termine Phase Out inserito, su richiesta anche dei paesi dell'Unione Europea (Europa che ha sta giocando un ruolo di leadership nella strategia climatica globale con il Green Deal che detta la strada della transizione energetica) in una bozza del testo dell’Accordo, si intende l'abbandono in modo graduale delle fonti fossili (petrolio, carbone) dalle economie dei Paesi delle Nazioni Unite. Questo in chiara contrapposizione al Phase Down (termine utilizzato nelle precedenti risoluzioni) che prevedeva solo una riduzione graduale dei combustibili fossili. Nel testo definitivo, poi approvato, su pressione in particolare dei paesi dell’OPEC, il termine Phase Out è stato sostituito con il quello di Transitioning Away, ovvero una transizione dei combustibili fossili nei processi energetici che deve essere fatta “in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”. 


Altri punti critici del Global StockTake vengono individuati, anche da una parte della comunità scientifica, nella questione del nucleare ancora ampiamente dibattuta in molti paesi, tra cui sicuramente l’Italia e soprattutto nei limiti tecnologici attuali che rendono difficilmente realizzabili alcuni punti delle linee guida: le tecnologie per lo stoccaggio del carbonio e per la produzione di idrogeno a impatto zero non sono ancora infatti messe a punto e difficilmente lo saranno entro i prossimi 10 anni.

 

Il bicchiere mezzo pieno 

Sicuramente poteva essere fatto di più, come a lungo hanno chiesto a gran forza in particolare i delegati europei, ma la risoluzione finale rimane comunque un primo passo verso un nuovo modo di pensare il futuro, i risultati e gli obiettivi verranno via via rivalutati nelle prossime Conferenze ONU sul Clima; la transizione energetica ottiene sicuramente una notevole spinta, e le principali aziende produttrici di energia non potranno far altro che rivedere i propri piani strategici alla luce dell'accordo preso. 


Può apparire sorprendente che questi risultati si siano stati ottenuti proprio in una COP organizzata in un paese produttore di petrolio, ma forse era proprio questa l’unica possibilità di trovare un “compromesso” da molti ritenuto “storico”.